La svalutazione dell'antichità nelle monete di Camarina
Michele Farinaccio
LA SICILIA Domenica 12 Febbraio 2012
A «Ergasterion-Fucina di archeologia», Giuseppe Guzzetta ha parlato di un periodo storico in cui il sito ibleo è stato il più ricco in Sicilia dal punto di vista numismatico
Tesori che perdono, progressivamente ed inesorabilmente il loro peso e, dunque, il proprio valore intrinseco. Come le 4.500 monete di cui è composto il tesoro dei sei imperatori della baia di Camarina, che vedono diminuire il peso del proprio metallo prezioso, il tutto nel giro di sei-sette anni.
Una sorta di vera e propria svalutazione dell'antichità, correlata ad una crisi a quel tempo dovuta alla partecipazione a una o più guerre. Dalla lega d'argento presente al cinquanta per cento ai tempi di Caracalla si arriva addirittura al 3% per quanto concerne le monete emesse ai tempi di Gallieno. E' stato fortemente indicativo, venerdì sera, Giuseppe Guzzetta, docente di Numismatica presso l'Università di Catania, vero e proprio luminare nel suo campo, nell'introdurre e approfondire il tema principe del settimo appuntamento di "Ergasterion-Fucina di archeologia", il ciclo di incontri promosso dalla sezione di Ragusa dell'associazione SiciliAntica. Nell'auditorium di Santa Teresa a Ibla, Guzzetta ha illustrato le caratteristiche delle monete circolanti nell'impero centrale. Presentata una interessante carrellata delle principali emissioni.
«A Gallieno - ha detto Guzzetta - si attribuiscono sei emissioni. Nell'ultima fase, però, darà vita ad una di scarso livello rispetto a quelle precedenti. Sono raffigurati, tra gli altri, Giove oltre ad alcuni animali. Anche di Valeriano abbiamo rinvenuto monete. Il tesoro della baia di Camarina, poi, ci parla del divo Claudio: ci sono 117 monete di cui un centinaio circa provenienti dalla zecca ufficiale. Tra i tipi ricorrenti effigiati: spes, fortuna, providentia, virtus, Marte. Nelle ultime emissioni abbiamo a che fare con monete importanti riprese dal fratello di quest'ultimo, Quintillo, anch'egli imperatore, durante gli anni del suo governo».
Ma come si riconoscono le varie emissioni? «Generazioni di numismatici hanno iniziato già nel 1880 - ha chiarito il prof. Guzzetta - a studiare piccoli particolari che rendono riferibile ogni moneta ad una particolare fase. Mentre nell'impero centrale la maggior parte erano di produzione ufficiale e pochissime di imitazione, nel caso degli imperatori gallici la proporzione si inverte. Da Postumo a Vittorino, per non parlare di Tacito, le imitazioni non si contano. Per non fare riferimento, inoltre, all'epoca degli imperatori soldati, uccisi dallo stesso esercito che li fa assurgere al rango di guida assoluta di Roma». Tra le monete del tesoro, poi, c'è una vera e propria chicca, un piccolo mistero. La moneta che riporta l'imperatore Aurelius, figura non attestata dalle fonti.
Delle monete del mondo ellenico si è invece occupata Giorgia Gargano, specializzata in Archeologia classica presso l'Università di Lecce. «I nuclei operativi dei carabinieri e della Guardia di finanza - ha spiegato - hanno aiutato in questi anni a recuperare molte monete. Ma ci sono pure molti appassionati che battono il territorio e che trovano monete antiche che portano poi alla Soprintendenza. Nel Ragusano, da sottolineare il ritrovamento di zecche tra i ripostigli dei siti di Scornavacche e Monteraci. In quest'ultimo caso, il tesoretto è una prova di contemporanea presenza, nello stesso territorio, di monete delle due città di Segesta e Selinunte. Ma Camarina, dal punto di vista numismatico, è il sito più ricco in Sicilia con moneta tesaurizzata e moneta circolante. Per quanto riguarda quella circolante, le monete furono battute, probabilmente, per garantire una affermazione politica della città e non tanto per coprire effettivamente il mercato».